Eric Woolfson’s POE: Analisi Musicale
a cura di Giorgio Rizzarelli


Fu subito dopo l'uscita di Tales nel 1976 che "Eric aveva già in mente un volume 2 di Tales, ma un cambio di etichetta discografica portò The Alan Parsons Project in altre direzioni. Nel 1996, Eric decise che era tempo di rivisitare il suo eroe. Il primo risultato fu [scrivere] uno stage musical e una versione da concerto di POE [la world premiere del musical avvenuta nelle 3 serate di Abbey Road] che racconta la storia della sua straordinaria vita e lavori. Eric poi realizzò che metà delle canzoni contenevano la base per un possibile seguito di Tales, e, dopo lavoro preliminare nel suo studio, è tornato nei leggendari Abbey Road Studios dove POE - More Tales of Mystery and Imagination è stato completato". Così scrive il programma acquistato alla rappresentazione di Abbey Road.
Dunque, Eric ha scritto prima il musical "Poe", e poi ha deciso di ricavarne l'album "Poe - More Tales". L'album può dunque essere realmente compreso solo in riferimento al musical. In questo senso mi ritengo fortunato ad aver visto il musical prima di aver ascoltato l'album.
Nel musical "Poe", Eric ha scritto da sé anche il libretto. E, piuttosto che scegliere come protagonista un uomo qualunque, come era stato fatto in Freudiana e Gaudì, ha scelto più appropriatamente Poe stesso. Una scelta che, oltre a consentire nel musical un coerente immaginario d'epoca, è stata dettata dal fatto che Eric ha notato che la vita dello scrittore americano fu molto tormentata, sì da risultare forse persino più intrigante delle sue opere. Così, il musical non è propriamente un insieme di rappresentazioni visuali delle opere di Poe, bensì la storia della vita dello scrittore/poeta. Certe opere sono state rappresentate, ma solo ove è stato possibile usarle in modo pertinente alla storia. Il titolo "Poe" è dunque del tutto appropriato, sia per il musical che per l'album: "More Tales" è giustamente declassato a sottotitolo di "Poe", applicato in realtà solo all'album, e va inteso in riferimento ad alcune tracce soltanto... o anche alle rimanenti, ma in merito alla storia della vita dello scrittore. E si comprende come mai in "Poe", a differenza di Tales, ci sia la predominanza di un singolo lead vocal. A buon diritto, dunque, l'album si chiama "Poe" e, solo come sottotitolo, "More Tales".
Notiamo che, specularmente, "Tales" ha come sottotitolo "Edgar Allan Poe" (questa osservazione piacerebbe ad Eric, che sembra essere affascinato dal concetto di specchio).
Effettivamente, Alan Parsons ha affermato, sul fan club ufficiale The Avenue, che il vero concept di Tales non erano i racconti, bensì Poe stesso, e forse non a caso le note di commento a Tales si aprono con una dettagliata biografia di Poe.
È vero che le opere scelte per Tales possono essere legate ad eventi importanti nella vita di Poe:
"The Raven", "To One in Paradise" e la signora Usher furono ispirate a Poe dalla morte di persone care;
"The Tell-Tale Heart" e di nuovo "Usher" potrebbero essere rappresentativi della paura di essere sepolti vivi che lo scrittore aveva diffuso quasi involontariamente;
"The Cask of Amontillado", proprio volendo, potrebbe essere sottilmente legato alla dipendenza di Poe dall'alcool, e "The System of Dr. Tarr and Prof. Fether" allo stato tormentato della sua mente;
infine, come ha rilevato Alessandro, "To One in Paradise" (il cui artwork contiene uno specchio), l’unica canzone di Tales il cui testo contiene parti aggiunte rispetto all’opera originale di Poe, si rivela finalmente per essere in realtà un "Immortal" ante-litteram, sicché "To One In Paradise" può intendersi come una dedica a Poe stesso.
Ma, in qualche modo, tutte le opere di Poe sono state comunque influenzate dalla sua vita. Identificare in Tales la storia di Poe è quindi certamente una forzatura. È un progetto che, se fu intrapreso, fu anche abbandonato, forse perchè non adatto a un album (in cui l'ordine delle tracce è dettato da altre motivazioni). Un progetto che però ora vediamo compiuto in "Poe". È in questo senso che "Poe" può essere considerato come il seguito di "Tales".
Detto questo, non è possibile un reale confronto di "Poe" con "Tales", due opere concettualmente diverse, nel modo in cui sono nate e nel tipo di tematica principale. Un confronto che sarebbe ad ogni modo impossibile, visto che Tales, creato negli anni '70 attraverso la grande collaborazione Woolfson/Parsons/Powell, ha significato soprattutto stabilire uno stile musicale e un modo di fare dischi che prima non esistevano. Si può, invece, parlare di analogie e collegamenti.
Prima di tutto "Poe", come musical, è straordinario quanto "Tales" lo è come album. Ed entrambi sono strettamente legati con Abbey Road. I leggendari studi hanno infatti ospitato sia la registrazione dell'album "Poe" che la presentazione del musical. E ciò, insieme ai 6 anni di lavorazione, ha conferito a "Poe" (musical e album) una qualità altamente superiore ai precedenti lavori "solisti" di Eric "Gaudì das musical" e "Gambler".
Inoltre, in "Poe" i riferimenti a Tales non mancano. Come vedremo, il brano "The Pit and the Pendulum" riprende in pieno lo stile di Tales, e in altri brani di "Poe" vi sono altri richiami a Tales, alcuni dei quali sono certamente intenzionali. Inoltre lo stile di molte tracce è chiaramente simile al Project. L'album "Poe" risulterà dunque molto più vicino al Project di quanto possa apparire superficialmente.
Infine, va specificato che l'album "Poe - More Tales", benché molto simile al musical "Poe" (o almeno alla sua rappresentazione data ad Abbey Road), non è esattamente la stessa cosa, bensì un adattamento per album: le tracce sono state selezionate e riordinate, registrate in studio, gli arrangiamenti sono leggermente diversi. Mentre nel live di Abbey Road è stata usata una band orchestrale ridotta (poiché gran parte dello studio 1 è stata utilizzata per il pubblico), nell'album Eric usa un'intera orchestra, come avvenuto in quasi tutti gli album del Project.
Quanto detto in questa introduzione spiega perchè ho scelto di analizzare l'album "Poe" facendo riferimento sia al musical, sia ai collegamenti a Tales e allo stile del Project in generale.
Solo in alcuni punti mi soffermerò sugli aspetti tecnici, ove pertinente appunto alla tematicità e ai collegamenti con il Project. Poiché la maggior parte dei lettori non hanno visto il musical, traccerò i punti fondamentali della storia, e nell'analisi seguirò l'ordine delle tracce corrispondente al musical (eccetto per la traccia iniziale che, se ricordo bene, non è stata eseguita nel live di Abbey Road).
Come per altre analisi musicali, la lettura della recensione è ottimale se 'sincronizzata' con l'ascolto dell'album.


L'album si apre con la strumentale Angel of the Odd. L'introduzione basata su suoni fluttuanti di tastiere e chitarre elettriche ad attacco dolce ricorda molto l'inizio della prima e della seconda traccia di Freudiana bianco. La sonorità e il mixaggio sono quanto di più "Project" si sia sentito fare su un disco di un autore diverso da Alan. Eric ci sorprende. Sul fascicolo-programma egli ringrazia molto i musicisti e ingegneri "senza i quali non avrebbe potuto realizzare il suo sogno di realizzare un degno seguito [di Tales]". E a lui va il merito di averli saputi scegliere, coordinare e dirigere.
In seguito entrano insieme basso e batteria, e le tastiere e chitarre svaniscono rivelando che il tappeto fluttuante iniziale in realtà conteneva anche l'orchestra: ancora mixaggio in stile parsoniano. Entra poi una chitarra acustica in stile spagnolo che ci ricorda senz'altro "Paseo de Gracia". L'atmosfera è senz'altro più 'soft' di quella di "Tales", ma ricordiamo che questo non è "Tales", è "Poe". Il pattern iniziale di batteria essenzialmente a sola grancassa, come anche il giro armonico, sono ispirati a "Sirius": il giro è lo stesso, a parte il trasporto. "Sirius" è richiamata anche dagli elementi seguenti: la linea dei guitar mutes; la sua ripresa, nel giro successivo, in variante da parte della chitarra elettrica; la presenza del seguente assolo di chitarra elettrica; le scale di archi (qui discendenti). Inoltre osserviamo (ci ritorneremo nella prossima traccia) che, come in "Sirius", il terzo accordo del giro è privo della nota di mezzo, cosicché ha un carattere neutrale, né maggiore né minore.
È ormai evidente che Sirius non era nè di Andrew, nè di Alan, nè di Eric, nè di uno dei tre membri della sezione ritmica, ma di tutti.


In perfetto stile Project, una dissolvenza porta l'ouverture strumentale alla canzone che segue (Wings Of Eagles), che si svolge con la stessa ritmica e tonalità. La canzone dà un'immagine di un "inedito" giovane Poe, pieno di carica creativa, e ancora abbastanza 'puro'. Nel musical, in questa canzone il personaggio Poe si rivolge al direttore della rivista sulla quale vorrebbe pubblicare i suoi lavori. Notate che nella seconda strofa ("Something extraordinary...") si aggiungono dei glissati di chitarra elettrica ad attacco dolce ispirati a quelli bairnsoniani di "Eye in the Sky".
Il giro del ritornello ("Wings of Eagles...") è lo stesso della strumentale d'apertura "Angel of the Odd", dunque in realtà, a parte il trasporto, è ancora quello di "Sirius". O meglio, il terzo accordo del giro che, osservato in "Sirius" e "Angel" come neutrale, diventa ora maggiore: quasi come una soluzione di un enigma durato dal 1982, potremmo dire che ora sappiamo che il terzo accordo di "Sirius" è un maggiore e non un minore.
La terza strofa e la quarta strofa hanno un ulteriore elemento ispirato al Project: la chitarra elettrica che lega ogni verso al successivo si svolge esattamente sulle 4 note iniziali dell'apertura strumentale di "Some Other Time" da I Robot. Il contrappunto di archi sulla quarta strofa è uno dei tanti esempi di archi in stile Powell che compaiono nell'album "Poe".
Prima del successivo ritornello Eric ci mostra la sua maestria di songwriter, inserendo un bridge piuttosto elaborato ("Look at the sky..."). Qui l'arrangiamento si arricchisce con accordi di chitarra in overdrive. Verso la fine del bridge, il testo include il verso "Out of the Blue", che potrebbe richiamare l'omonima canzone di Ian Bairnson: forse un ricambio all'omaggio-richiamo che Ian fece ad Eric citando ‘Eye [up] in the Sky’ in chiusura del testo di "So Far Away", e citando ‘Pyramid’ in chiusura di "Siren Song". Così curiosamente tutti gli album della AP Band e "Poe" mostrerebbero legami reciproci con gli album del Project - i quali, come si sa, sono anch'essi legati almeno da una rete di connessioni.
È solo nel successivo ritornello che il coro rivela il sound da musical. Giustamente, perchè l'arrangiamento che sentite qui è essenzialmente lo stesso di quello usato nel live di Abbey Road: un sound alla Project, eccetto evidentemente per il coro in quanto si trattava degli attori del musical.
Quanto al lead vocal, qui Steve Balsamo rivela il suo incredibile talento e la sua grande estensione.
Lo stacco strumentale che segue, che potremmo definire l'essenza del rock orchestrale, è stato usato dal vivo per aprire brillantemente la canzone e quindi il musical.
Al successivo bridge, notate che il testo è completamente differente. Eccetto per un verso: "Out of the Blue".
Nell'ultimo ritornello, a 4:13, notare i vocalizzi di Balsamo, in ottava e in nona, seguiti da una frase in ottava alta e una nota lunga. Mi trovo a concordare con Eric quando dice che "la sua notevole voce ha innalzato le tracce a un livello non precedentemente sperimentato".


Se volete ascoltare le tracce nell'ordine usato nel musical, per seguire la storia, saltate alla traccia 9, The Murders in the Rue Morgue.
Qui la traccia si apre con uno strillone; nel musical è invece Poe a fare lo strillone, della rivista su cui scrive: vi ha pubblicato "I delitti della Rue Morgue", per competere con i racconti neri in voga. Poe tuttavia è un genio, e ci ha aggiunto la sua passione per gli enigmi: nasce così il primo racconto giallo, con tanto di investigatore (che, anni dopo, ispirerà Sherlock Holmes a Conan Doyle). Poe vi inserisce addirittura l'elemento ironico: l'assassino è un gorilla.
L'atmosfera è così da un lato 'popolare' e da 'corsa alla Holmes', ben rappresentata dal rock'n roll veloce, e dall'altro è 'da fumetto', onirica-ironica, riprodotta da voci alla "Funny You Should Say That"... voci che sono tutte di Eric (mentre nel musical erano gli attori a cantare - Eric, da bravo autore, se ne stava dietro le quinte). Ritocco digitale? Direi soprattutto trasformismo. Un Eric trasformista e quasi rap, certo inedito.
Il bravo projectologo certo ricorderà che il racconto ha ispirato anche il titolo della canzone "Stereotomy": è la parola chiave attraverso cui l'investigatore Dupin risolve il caso (per giunta, vi giunge attraverso le parole Chantilly, Orion, Dr. Nichols, Epicurus, le cui iniziali sono CODE, e appropriatamente il Project ha inserito queste parole subito prima del verso acappella "Stereotomy"). E guarda caso, la seconda faccia sulla copertina di Stereotomy assomiglia a un gorilla.
Ma ascoltate attentamente le note dei versi... "Murder": una sequenza di due accordi, che, a parte il trasporto e la maggiore velocità, è esattamente la stessa degli inconfondibili brevi intermezzi strumentali, eseguiti da chitarra elettrica e crash di batteria, che introducono le strofe di "Stereotomy"! E la risposta di chitarra elettrica ai "Murder" del ritornello si snoda su gruppi cromatici di 3 note analoghi all'inizio dell'album Stereotomy, accompagnati da una percussione simile alla famosa ‘lattina caduta’ tipica dell'introduzione del brano.
La traccia è caratterizzata anche delle vivide narrazioni di Balsamo, che interpreta l'investigatore Dupin e ci spiega la soluzione del caso. Notate la folle traccia di tastiera che accompagna Balsamo. Geniale il passaggio, alla fine della narrazione, della batteria a un tempo dimezzato.


La traccia seguente, Tiny Star, è una ninna-nanna usata più volte nel musical, per rappresentare vari affetti femminili di Poe interrotti da eventi tragici. La strofa è appunto quasi una banale ninna-nanna, ma, il ritornello somiglia alla "You Won't Be There" del Project (che, notiamo, benché abbia un tono più contemporaneo e più ironico, rappresenta pure un affetto effimero).
Inoltre, le note della stofa ‘Close your eyes and when you wake’ ricordano quelle di ‘I look to the stars as if to say’ da "Don’t Let The Moment Pass" di Freudiana.
"Tiny Star" compare dapprima cantata dalla madre di Poe - o meglio dal suo spirito, poiché morì quando Poe aveva pochissimi anni. La ripresa più commovente è però quella che Poe canta per la moglie Virginia, malata dello stesso male (tisi). Durante un festeggiamento Virginia ha una crisi respiratoria (che l'attrice ha rappresentato in modo molto realistico), e Poe realizza che lei ha bisogno di riposo e le canta la ninna-nanna. Come confermato dal programma, la scena è in realtà un modo elegantemente velato di rappresentare il fatto che Virginia, a causa del suo male, non poteva avere rapporti. Sarà il motivo per cui lei non potrà dare figli a Poe, e dunque un'ulteriore ragione di depressione per lo scrittore.


Torturato dalla grave malattia della moglie Virginia, Poe compone The Pit and the Pendulum (Il pozzo e il pendolo) (la part1 è la traccia 6), che tratta di un uomo prigioniero di una diabolica macchina da tortura dell'inquisizione. In questo brano viene recuperato appieno lo stile di Tales, appropriato per il macabro: la decisione di non usare synth, ma invece molta chitarra elettrica, e giri armonici geniali nella loro semplicità.
Nella prima strofa, fra ogni verso e il successivo, c'è un vuoto di una battuta intera (come in "Where's the Walrus" da Stereotomy), che rende l'oscurità: il protagonista brancola nel buio, cercando di comprendere la forma della stanza, e anche nella musica c'è un enigma... nei vuoti, se avete il senso del tempo, provate a tenerlo davvero, c'è qualcosa che non quadra con gli accenti e i tempi, i vuoti sono troppo lunghi o troppo corti...
Il ritornello è introdotto da un teso glissato discendente di basso (accompagnato da rullante di batteria), proprio come per l'introduzione di "The System of Dr. Tarr and Prof. Fether". L'arrangiamento del ritornello è basato su una chitarra elettrica di tappeto, e una chitarra clean a pseudoterzine simile a quella di "Upper Me" da Freudiana.
Nel live di Abbey Road, Poe guarda verso l'alto al suo pendolo immaginario, con lama affilata. In una possibile futura versione teatrale del musical, sarebbe interessante vedere un pendolo vero.
A conclusione del ritornello, pseudoterzine di chitarra elettrica questa volta in stile "The Raven".
Seconda strofa: il pendolo si muove, come dice il primo verso. E infatti, rispetto alla prima strofa, si aggiunge una solitaria nota ribattuta di basso (che ci riporta inconfondibilmente a "The Raven"), che suggerisce facilmente l'immagine del terribile pendolo che oscilla. E se ascoltate bene, in sottofondo sentirete un effetto sibilante che si muove da sinistra a destra e viceversa. Inoltre, come il protagonista vede la vera forma della stanza, ora illuminata, rendendosi conto che si era sbagliato, così, con la presenza di questa base ritmica, l'enigma di prima si risolve: i versi pari sono in ritardo di un sedicesimo, trasformando i battere in levare. Qualcosa di simile era stato fatto in "Standing on Higher Ground" (anche se questa volta si sta in un "lower ground"...).
Secondo ritornello. Il secondo verso, 'Eyes like a vulture', può essere interpretato come un riferimento doppio al Project.
Conclusione del ritornello: ancora le pseudoterzine alla "The Raven" di chitarra elettrica, questa volta con un incredibile vocalizzo di Balsamo. Alla fine notate il suono sibilante del pendolo (solo uno dei tanti effetti disseminati nel brano), che passa da destra a sinistra.


Part2: In questa eccezionale strumentale Eric ritorna in gran forma allo stile di Tales. È infatti una traccia estremamente simile alla parte centrale di "The Tell-Tale Heart": batteria e basso in 6/8 ("in tre", per dirla in modo semplice) (ma più lento, un po' come quello di "The Gold Bug" - che, con "Murders", è l'altro racconto di Poe citato nel Project al di fuori di Tales), e tante tracce di chitarra elettrica: una iniziale ritmica di mutes distorti (sulla destra), e tante alla Bairnson che formano tappeti fluttuanti e allucinanti, come allucinanti sono gli effetti sonori quasi subliminali.
Allucinanti non a caso: nel musical, in questo momento, sotto luci psichedeliche, Poe, per fuggire dagli eventi tormentati della sua vita, si fa un'iniezione di oppio, dopo essersi spogliato degli abiti ottocenteschi, quasi a sottolineare l'applicabilità senza tempo della scena. La dipendenza come metafora della lotta con il subconscio è stato del resto uno dei temi prediletti di Woolfson (ricordiamo infatti "The Turn of a Friendly Card"). La droga e l'alcool (tema anch'esso affrontato nel musical) hanno avuto, come ben noto, un effetto determinante sulla vita artistica di Poe.
Va assolutamente notato, in questo brano, l'enigma ritmico a 0:45: il tempo sembra passare a 4/4, facendo perdere all'ascoltatore l'usuale 6/8; ma a un attento ascolto successivo ci si rende conto che è solo la batteria a cambiare tempo mentre il basso, e il tempo stesso del pezzo, procede all'usuale 6/8. Un enigma ritmico completamente analogo è stato fatto da Parsons nella parte strumentale centrale di "Back Against the Wall" in Try Anything Once.


Con la palindromia tipica di "Stereotomy" e "TTOAFC", la part3 è simile alla part1. Ma questa volta, anziché del pendolo, parla del pozzo. E il pendolo si è abbassato, il suo rumore è più vicino. La base ritmica, infatti, si infittisce: si aggiunge un hi-hat di batteria, la ritmica di basso si arricchisce, diventando quella di un cuore che batte terrorizzato (il che richiama ancora "The Tell-Tale Heart"). I muri si chiudono (a 0:28 notate in sottofondo il rumore del diabolico meccanismo). Questa strofa è più ossessionante: ha quattro versi aggiuntivi, che descrivono le punte incandescenti ("And burning spears") sulle pareti che si stanno chiudendo, e hanno in sottofondo l'inquietante respiro dell'uomo che soffoca.
L'ultimo ritornello ha un'aggiunta dopo il terzo verso ... un coro campionato alla 'Projectron': la regola di Tales di non usare suoni realmente sintetici (bensì soltanto suoni naturali, anche se ritrattati) è stata scrupolosamente osservata.
Le pseudoterzine alla "The Raven" si arricchiscono del testo 'Tumb-a-ling down', alla fine di questo ritornello e della sua ripetizione, ove il brano si chiude con il vocalizzo di Balsamo, simile a quello alla fine della part1... e vi garantisco che dal vivo l'ha fatto altrettanto bene, se non meglio.


Ora mettete il lettore CD in pausa. Nell'album, si è detto, mancano molti brani del musical. La maggior parte di essi sono piuttosto adatti al teatro (anche se con influenze rock), e sono stati eseguiti con voce baritonale dal malvagio personaggio del reverendo Griswold, che, durante tutta la vita di Poe e oltre, ha cercato di infangare le opere di Poe (nel musical, inoltre, egli si approfitta dei punti deboli di Poe, quali l'alcool e la salute cagionevole di Virginia). Devo citare in particolare il numero in cui Griswold recita il poema di Poe The Raven, a un audience che, nel live di Abbey Road, è stata abilmente rappresentata dagli stessi attori, apparsi dietro e in mezzo al pubblico, come nel "Questa Sera Si Recita A Soggetto" di Pirandello, una soluzione intelligente al piccolo spazio occupato dal palco apprestato nello studio 1. Come omaggio di Woolfson a Poe, Griswold recita il poema interamente e in modo parlato. Giustamente Griswold inizia ridicolizzando il poema (in un simpatico numero comico in cui il suo servo esegue i rumori descritti dal poema, disturbando lo stesso Griswold) ma poi finisce per rendersi conto egli stesso del valore drammatico dello scritto. In quel momento è entrato in sottofondo un accenno della traccia "The Raven" di Tales. O meglio, il basso ha eseguito la linea di "The Raven" (non quella che continua "A Dream Within a Dream", bensì quella su due ottave che appare nella seconda strofa), mentre una tastiera (un coro campionato in stile 'Projectron') ha eseguito quasi fedelmente il piano elettrico di "A Dream Within a Dream".


In Goodbye to all That (traccia 11) Poe sposa Virginia. Le donne ospiti della cerimonia cantano l'augurio per il matrimonio e l'addio al nubilato, iniziando con un notevole acappella, che si arricchisce subito di una fuga.
Il coro continua snodandosi su una base ritmica alla Carmen di Bizet, con archi e percussioni spagnoleggianti che sono state eseguite anche dal vivo. Qui lo stile è certo del tutto distante dal Project, e dal musical rock. Un brano che sarebbe completamente fuori posto in un Tales part2 nato in studio, esso risulta invece completamente appropriato per il suo uso nel musical.
Dobbiamo infatti ricordare che il musical è ambientato nell'800. Ma del resto, stravaganze tematiche ottocentesche erano presenti anche in Tales, che aveva buona parte di "The Fall of the House of Usher" ispirato al "Le Project" di Claude Debussy, basato sullo stesso racconto. Effettivamente, in questo momento del musical, ho avuto la sensazione di essere a un'opera, il che ha conferito alla serata uno speciale tocco di classe.
Nella seconda strofa è il coro maschile a cantare, naturalmente si tratta dell'addio al celibato, prima che entrambi i cori si uniscano mentre le scene rappresentano la cerimonia del matrimonio con tanto di lancio del Bouquet...
Ma non solo siamo nell'800, siamo anche negli Stati Uniti, e quindi nel Far West. Del tutto appropriato quindi il bridge dal sound 'country-western' (eseguito come tale anche nel live di Abbey Road).
Echi di 'West' si sentono anche nelle armonizzazioni dei versi pari delle strofe (come a 2:32), che suonano un po' come la colonna sonora di certi Western come "I Magnifici Sette".
Armonizzazioni in realtà familiari al projectologo. Va infatti notato che la stessa musica celtica che, portata oltreoceano, ha dato origine al genere Western, è anche una componente del substrato su cui si sono formati grandi songwriter scozzesi come Woolfson, Bairnson, Paton: in questa particolare variante del ‘viaggio nel tempo’ alla Project, Eric ha, per così dire, occasione di ritornare alle origini.


Il brano The Bells (traccia 5) può essere tanto criticato quanto apprezzato poiché rappresenta l'impegno tematico di musicare una poesia di Poe nella sua interezza (è, nell'insieme di "Tales" e "Poe", l'unico caso), e si tratta di un brano in cui, come scrive Eric sul suo sito, Poe era interessato piuttosto alla musicalità delle parole che al loro significato.
Vanno anche notate certe scelte non convenzionali quali l'armonizzazione (notevole l'arrangiamento vocale della seconda strofa), i tagli di certe battute allo scopo di rispettare la metrica del testo, e l'uso tematico di campane campionate e persino campane tubolari (anche dal vivo). Per il resto la base usa strumenti rock-orchestrali convenzionali, eppure lo stile è certamente assai lontano dal Project, se non per la vaga somiglianza della linea melodica con "Pyramania" e "Funny You Should Say That".
Ma di nuovo, nel musical il brano risulta del tutto appropriato. Nella rappresentazione, infatti, esso appare diviso in più parti, che appaiono con diverse funzioni. In primo luogo, i festeggiamenti del matrimonio. Ma, inoltre, Poe si preoccupa vedendo che uno dei suoi racconti ha generato la paura di essere sepolti vivi, paura che viene scongiurata riempiendo molte bare di campanelle che gli occupanti avrebbero suonato in caso di bisogno d'aiuto. Come dice il programma, "il suono gioioso delle campane del matrimonio diventa macabro quando comincia a riflettere lo stato preoccupato della mente di Poe". Il brano viene ripreso per la morte di Virginia: la scena è stata dapprima rappresentata dal punto di vista di Poe, che si vede portar via Virginia dal medico, poi sulle note di "The Bells" i coristi hanno rappresentato una processione (con tanto di bara) passando attraverso il pubblico. In ogni reprise del brano è apparsa una lapide con campanelle, a fungere da controparte visuale della musica.
Da notare l'intermezzo strumentale a 3:00, confinato in una dimensione onirica per mezzo dell'equalizzazione sulla batteria (tagliando bassi e acuti, ottenendo un suono simile a quello della radio o del telefono), come fu fatto sugli strumenti delle strofe di "Funny You Should Say That".
A 3:34 la chitarra in overdrive restituisce brevemente al brano lo stile rock che compete a Tales, prima di venir posta in sottofondo rispetto al coro appropriato per il musical. Gli accordi finali di coro femminile in ottava alta (5:18), accompagnati dalle campane tubolari, riproducono in modo interessante il suono delle campane mediante le voci.


Somewhere in the Audience (traccia 4) rappresenta il lamento di Poe per la morte di Virginia. Nell'introduzione strumentale si fanno sentire chitarre acustiche minimaliste. Poco dopo si può notare l'inconfondibile fretless del bassista Laurie Cottle (bassista in Gaudì e Freudiana).
Da notare a 2:10 la ripresa dell'introduzione strumentale con voci in stile Chris Rainbow.
Notare anche l'orchestra alla Powell che entra in sottofondo sulle ultime strofe (2:54)
Nel musical, la traccia sarà cantata più avanti, dopo la morte di Poe, anche da Elmira (il primo amore di Poe, dal quale egli dovette separarsi giovanissimo, e che egli rincontrerà dopo la morte di Virginia).


Train to Freedom (traccia 3) rappresenta l'atmosfera di un saloon in cui Poe discusse di politica. La rivoluzione industriale avanza e la ferrovia a vapore sta invadendo il paese portando nuove prospettive economiche. Nella versione album va notato il rumore dello stantuffo che, a un attento esame, risulta formato da campioni di voci. Un campione di reale segnale acustico del treno e una risposta mediante chitarra country arricchiscono il quadro. Appropriati anche i campioni di rumori metallici industriali che entrano successivamente, anche se purtroppo realizzati semplicemente mediante campioni pronti Korg.
Il lead vocal Fred Johanson canta la canzone solo nel disco. La voce usata dal vivo è comunque simile.
Il ritornello (0:57) include degli interessanti backing vocals ("Woo woo woo") che imitano il segnale acustico del treno, e allo stesso tempo richiamano un'altra riunione folle che conosciamo da Tales, "The System of Dr. Tarr and Prof. Fether": sia nell'arrangiamento e nella timbrica dei vocals, sia, soprattutto, nella melodia, che coincide con l'inizio dell'introduzione strumentale a "The System"!
Nel musical, in questo brano Poe si mette contro un candidato alle elezioni che promette grandi sviluppi grazie alla ferrovia. È qui che Poe viene picchiato e trovato morente (molto realistiche le botte nel musical: a Steve Balsamo va anche questo merito. Nota: il servo di Griswold è presente...). Nella realtà Poe ha vagato per giorni prima di venir trovato morente davanti al saloon, malato di delirium tremens, qui dunque c'è un chiaro adattamento per ovvie esigenze di sceneggiatura. Ad ogni modo nel musical l'evento avviene di sorpresa, rappresentando adeguatamente la morte prematura dello scrittore.
A 2:27, da notare in sottofondo i rumori di gente che beve - ancora un'analogia con "The System".
A 3:06 il coretto "Woo woo woo" assume il testo "Halleluja" (con il che la canzone rivela di avere un aspetto alla 'spiritual'): di nuovo, come in "Murders", una melodia di Tales si arricchisce del testo.


A questo punto, morto il personaggio di Poe, il pubblico sarebbe certamente rimasto deluso se non ci fosse stato un gran finale cantato da Steve Balsamo. Geniale quindi la trovata di Woolfson di far riapparire Poe in forma di spirito nella canzone finale (traccia 12). Solo nell'album (fine della traccia 11, da 4:45) questa è introdotta da un suono di onde sulla spiaggia, immagine simbolica del viaggio di Poe verso l'immortalità, come sarà confermato nei primi versi della canzone. E sulle onde si sovrappone il verso "A Dream Within a Dream" della narrazione che il fu Orson Welles fece per "Tales", narrazione che compariva nella traccia "A Dream Within a Dream". Così l'ultima traccia di "More Tales" include la narrazione e il titolo della prima traccia di "Tales".
Per me, al musical, l'inizio di "Immortal" è stato un momento unico, difficile da descrivere a parole. Il personaggio di Poe è riapparso dal retro della sala, dunque in mezzo al pubblico, con un paio d'ali nere di corvo, come se Poe si fosse scelto la propria forma immortale, e a rappresentare che anche l'uomo macchiato dal peccato può avere la sua gloria immortale. E, gioiello della serata, sulla spalla Balsamo portava un corvo, non una statua o un animatronic, ma un vero corvo addestrato, e anche piuttosto grosso (il cantante era accompagnato da un energumeno, chiaramente l'addestratore dell'animale, per ovvie ragioni di sicurezza). Balsamo ha mostrato il suo ennesimo talento avanzando con il corvo sulla spalla sino al palco, e contemporaneamente cantando senza problemi. Il corvo era, a dire il vero, un po' nervoso, sbatteva un po' le ali, ma ciò ha contribuito ad attestare il suo realismo. Sono sicuro che in questo momento Eric e tutto lo staff hanno sudato freddo: era il momento più critico dello spettacolo, ma, a parte un saltino del corvo che ha provocato un "ph!" sul microfono di Balsamo prima che l'energumeno lo portasse via dietro le quinte, è andato tutto bene (ecco i problemi di cui parlava Eric nella nostra piccola intervista).
Nel brano, Poe rivede la sua vita e realizza che, nonostante Griswold (soprattutto) e altri abbiano tentato di infangare la sua memoria, il pubblico apprezza le sue opere e se ne ricorda. Una definizione di immortalità accettabile da tutti, anche dalle persone razionali, e dunque una concetto che avrebbe fatto felice Poe stesso, che nelle sue opere, nonostante la sua predilezione per il soprannaturale, cercava e quasi sempre trovava una spiegazione razionale.
La canzone, un capolavoro del grande songwriter, usa una strumentazione che copre il tipico spettro completo del Project: batteria, basso, chitarre, orchestra, piano elettrico, e anche il DX7: uno strumento più moderno, adatto al carattere 'senza tempo' che contraddistingue questo brano rispetto agli altri. La canzone è un capolavoro anche nel testo, per l'analisi del quale lascio l'onore all'amico Alessandro.
Solo una cosa voglio dire sul testo: i versi iniziali del ritornello (2:05) sono tratti da "A Dream Within a Dream". Così, palindromicamente, la traccia finale di "More Tales" include il titolo della traccia iniziale di "Tales" non solo nella narrazione ripresa, ma anche nel testo che apre il ritornello.
Se in altre tracce avevamo visto Eric dare un testo a melodie strumentali di Tales, qui, specularmente, dà musica a un testo che in Tales era parlato.
Durante l'esecuzione del brano, i vari attori si sono uniti a Balsamo sul palco, a poco a poco, uno alla volta. Alla fine, l'ovazione e vari "bravo". Applausi che sono stati per Balsamo, gli attori, la band, ma soprattutto per Eric Woolfson (che nella serata dell’indomani li avrebbe anche ricevuti sul palco, avendo finalmente la sua 'limelight'). E per Edgar Allan Poe.
La band ha anche eseguito un bis, riproponendo una parte di "Wings of Eagles".
Auguro a Eric di aver colpito l'immaginazione dei produttori, sperando che "Poe" abbia una rappresentazione giornaliera in un grande teatro del West End e magari, visto che Poe era americano, di Broadway. Il musical ha tutte le carte in regola per riuscirci.



Giorgio Rizzarelli 


© ALESSANDRO COSPITE 2006

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